Raggiunto il picco dell’influenza, ma il freddo aiuta il virus a diffondersi

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Raggiunto il picco dell’influenza, ma il freddo aiuta il virus a diffondersi

L’influenza stagionale targata 2017 sta portando via tempo e salute a più di due milioni di italiani, ma il picco è stato raggiunto e sta iniziando il declino in tutte le fasce d’età. Il virus, che finora ha colpito in totale 2 milioni e 486mila cittadini, costringerà a letto nelle prossime settimane poco più di un milione e mezzo di persone.

Nella settimana dal 2 all’8 gennaio il livello di incidenza del virus in Italia è stato pari a 9,11 casi per mille assistiti. La fascia di età maggiormente colpita è stata quella dei bambini al di sotto dei cinque anni in cui si è osservata un’incidenza pari a circa 17,47 casi per mille assistiti e quella tra 5 e 14 anni (pari a 9,27). Nella prima settimana del 2017 tutte le Regioni italiane hanno affrontato il periodo epidemico. In Piemonte, Val d’Aosta, Emilia-Romagna, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania e Basilicata si è osservata un’incidenza pari o superiore a 10 casi per mille assistiti.

“È una stima – sottolinea il dott. Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG)– che potrà essere modificata in relazione a eventuali recrudescenze dell’epidemia. Possiamo stilare un primo bilancio di metà stagione. La situazione è sotto controllo: stiamo valutando le complicanze causate dalla malattia e le sindromi virali non influenzali sono, come sempre, più numerose di quelle determinate dall’influenza. Le cosiddette sindromi respiratorie acute, cioè i disturbi delle prime vie aeree, includono il raffreddore comune e forme simili e possono quindi colpire anche le persone vaccinate contro l’influenza”.

 

Ma le temperature glaciali di questi giorni aiutano il virus a diffondersi. I bambini sotto i cinque anni e gli over 65 sono sempre le categorie più a rischio. Quest’anno gli esperti hanno contato ben due virus responsabili di questa influenza molto aggressiva: A Hong Kong (H3N2) e B Brisbane, entrambi molto pericolosi perché consentirebbero una maggiore circolazione del virus.

I sintomi sono più o meno gli stessi (cefalea, malessere diffuso, sudorazione, brividi, inappetenza, tosse, mal di gola o congestione nasale) anche se più persistenti e duraturi, e generalmente compaiono da uno a quattro giorni dopo il contagio. Come se non bastasse, quest’anno si segnalano molti casi in cui si manifestano sintomi gastrointestinali, con tanto di nausea, vomito e diarrea.

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